PRESENTAZIONE

La GRANDE ETOILE è un liquore di assenzio puro prodotto esclusivamente con fiori e foglie di Artemisia Absinthium raccolta sulle Alpi francesi e lavorata artigianalmente in tutte le sue fasi.
Con questo liquore si vuol dare l’opportunità di fare esperienza del vero gusto dell'assenzio, pianta che in minima percentuale è anche contenuta nella nota bevanda omonima da cui il nostro liquore si distingue per essere prodotto al 100% con Artemisia Absinthium e nient'altro. La Grande Etoile non è e non vuole essere "assenzio" inteso come quel liquore (reso celebre tra il IX e XX secolo), ottenuto dalla combinazione di più erbe e aromi e con una diversa lavorazione, con cui quindi non va confuso. Diversamente vuole rifarsi a diverse e ben più antiche tradizioni di consumare assenzio (Artemisia Absinthium), per le sue proprietà officinali e simboliche.

DESCRIZIONE E PROPRIETA FITOTERAPICHE DELLA PIANTA

L’Assenzio (Artemisia Absinthium) è una pianta che appartiene alla famiglia delle asteracee, erbacea perenne con fusto eretto di colore verde argentato alto sino a 100 cm. Le foglie sono pennate e di colore verde scuro sulla parte superiore e grigio chiaro su quella inferiore. I fiori piccoli e gialli sono riuniti in capolini. Della pianta, che fiorisce da luglio a fine agosto, si utilizzano le sommità fiorite e le foglie previa essicazione.

L'Assenzio contiene: olio essenziale, absintina, resine, tannino, acidi, nitrati.
Le sue proprietà sono: toniche, stimolanti, vermifughe, antielmintiche, antipiretiche, emmenagoghe, virtù per le quali è apprezzato sin dall’antichità, tanto che durante le Feriae Latinae a Roma, era fatto bere quale premio al vincitore delle gare tra quadriglie.

Il nome Artemisia (famiglia di cui l’assenzio fa parte) deriva probabilmente dall’aggettivo Artemés (sano, in buona salute) anticamente utilizzato per favorire i parti, impedire false gravidanze, contro calcoli e qualunque tipo di veleno.
Nella storia ha assunto il valore simbolico di favorire l’incorruttibilità delle cose, questo anche grazie ad una delle sue proprietà che è quella di tenere lontani gli insetti, cosicché veniva mischiata all’inchiostro perché la carta scritta con esso non venisse aggredita dalle tarme. In inglese è infatti conosciuta come Wormwood, anche in vece dell’utilizzo che ne era fatto come vermifugo intestinale.

PROPRIETA SIMBOLICHE, MEDIANICHE E MAGICO-TERAPEUTICHE

E’ una pianta usata per celebrare Samhain nel calendario pagano.
Usata in riti evocatori e spiritici, favorisce la meditazione e la divinazione.
Stimola l’attività onirica, favorisce le guarigioni ed è protettiva contro influenze negative.
Esalta le qualità psichiche e gli stati medianici, stimola l’energia necessaria a superare ostacoli, induce a riflettere prima di prendere una decisione e mitiga l’ira.

MITI, TRADIZIONI E LEGGENDE

Il nome Assenzio deriva dal greco Absinnthion, cioè privo di dolcezza, tipicità della pianta considerata tra le più amare del mondo e per via della quale fu associata nelle Sacre Scritture, da Mosè a Geremia all’Apocalisse, a simboli di corruzione spirituale e al veleno, e narrata come punizione per idolatri e trasgressori della Legge.

E’ una delle così dette erbe di San Giovanni, nella cui notte solstiziale si credeva che la pianta producesse dalle radici una sorta di carbone capace di proteggere dai fulmini come dalla peste, era considerata anche efficace antidoto contro spiriti e malefici se sistemata sull’uscio di casa o nell’antica Roma portata sul corpo o sul capo a forma di corona.
Contro la malattia, veniva invece posta sotto il cuscino dell’ammalato a sua insaputa, il quale, se si fosse addormentato subito, sarebbe guarito a breve, se invece fosse morto, la pianta sarebbe stata sepolta con lui.

Posta sotto l’influenza di Marte e Luna, la pianta è dedicata alla Dea Artemide-Diana, che per prima la scoprì, e alla Dea Iris. La dominanza di Marte è non solo legata al periodo stagionale in cui la pianta inizia a fiorire, ma anche coincidente con il caratteristico colore verde smeraldo proprio dell’assenzio macerato, così come del pianeta che lo domina.

Nella tradizione cristiana invece l’Artemisia crebbe nel paradiso terrestre e tentò di ostacolare il sentiero del serpente verso Eva, episodio che la ha resa un importante elemento di protezione durante il cammino di ogni uomo, sia morale-spirituale che fisico. Non casualmente l’Artemisia è una pianta che cresce più facilmente lungo i sentieri. Per le stesse qualità si usava mettere delle foglie di artemisia nelle scarpe o tenuta in mano prima di affrontare un lungo cammino contro la stanchezza e la sventura. A conferma delle sue virtù apotropaiche per i benefici durante il viaggio, va ricordata l’usanza di dipingere foglie di artemisia sugli sportelli delle carrozze, pratica proseguita poi sulle prime automobili sino agli anni ’30 del 1900

In Sicilia, ad Avola, le donne formavano delle croci con rametti di assenzio per il giorno dell’ascensione ponendole sui tetti delle loro case e trascorsa la notte benedetta, le recuperavano utilizzandole come amuleti per la casa e nelle stalle per rendere mansueti gli animali. Questa capacità di indocilire, è anche confermata nel trattato Eicones Plantarum, nel quale si suggerisce di somministrarne l’infuso alle persone di cattivo carattere: è infatti all’estate, periodo di raccolta dell’assenzio, che corrisponde il “temperamento bilioso”, proprio delle persone colleriche secondo la teoria dei quattro umori

Oltre all’appellativo di Madre delle erbe ed erba delle madri, l’artemisia ne vanta un altro che è quello di erba dell’oblio, in relazione ad un’antica leggenda slava nella quale si narrava che una bambina il giorno dell’esaltazione della Croce, andò a cercare funghi nel bosco dove incontrò un groviglio di serpenti. Spaventata cercò di fuggire ma cadde nella loro tana dove l’attendeva la Regina dei serpenti che sfamava i suoi seguaci facendo loro leccare una pietra dalle virtù magiche. La bambina per non morire di fame fece così anche lei e sopravvisse. Giunta la primavera i serpenti formarono una scala che permise alla bambina di uscire dalla tana. La regina dei serpenti lasciò alla bambina il dono di comprendere il linguaggio delle piante, ma si fece giurare che non avrebbe mai pronunciato il nome Artemisia perché in caso contrario avrebbe dimenticato ogni cosa appresa.
Un giorno però passeggiando con suo padre, le fu chiesto se per caso sapeva il nome di quella pianta che cresceva lungo i sentieri e lei senza pensarci due volte rispose: Artemisia!
Così dimenticò immediatamente ogni sapere del mondo vegetale e non lo ricordò mai più.

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